Le push notifications o notifiche push sono un sistema di messaggistica che utilizza il browser, le app o i sistemi operativi per inviare una comunicazione che non ha bisogno di completare un’operazione di scaricamento, come un download. Le applicazioni come WhatsApp, Facebook e molte altre app utilizzano questo sistema per informare della presenza di un feedback di un altro utente o di notifiche del programma.
I metodi di applicazione di questa tecnologia sono prevalentemente tre:
- alle notifiche delle chat (vedi WhatsApp)
- notifiche del sistema operativo
- feedback di email e altri feedback ricevuti dal sistema
Al di là della funzionalità pratica, esistono diversi metodi per installare le push notifications, e variano in base al sistema operativo utilizzato in primis, ma anche in base alla tipologia di installazione, come vedremo in seguito.
Com’è composta una push notification?
Gli elementi che compongono una notifica push sono simili per tipo di dati, benché probabilmente quest’ultimi siano arrangiati in modo “unico”, ma in linea di massima troviamo sempre:
- una data: non essendo legata ad un’azione compiuta dall’utente e di conseguenza ricevibile in un momento della giornata a noi ignoto, un po come accade con le e-mail e gli SMS c’è bisogno di controllare successivamente la data di invio.
- testo: non sempre è visibile in toto dalla notifica, ma in linea di massima da un accenno all’argomento di cui tratta la notifica.
- titolo e icona: un testo di dimensioni maggiori che indica quale software ha inviato il messaggio, solitamente indicato da un’icona), altre volte è presente anche la natura della comunicazione.
Cosa deve fare un utente?
Le operazioni richieste dall’utente sono sempre le stesse, e richiedono che:
- L’utente visiti l’app store e installi la app.
- Si attiva la app così che gli Identificatori univoci (ID) vengano registrati dal sistema delle pusg e dall’app, così da poter fornire un segnale riconosciuto che apri il canale.
- Gli ID vengono inviati al creatore (forse è meglio dire chi detiene la pubblicazione) dell’app, che può archiviare i dati e inviare informazioni.
A cosa servono?
L’uso principale riguarda la possibilità di migliorare l’esperienza di acquisto e il coinvolgimento dell’utente. Esistono quindi diversi usi dello stesso mezzo, e la principale differenza è il fine per cui si utilizzano. Nello specifico esistono:
- notifiche informative: si occupano di fornire nuove informazioni o di aggiornare sullo stato di un argomento seguito. L’informazione può avere un riscontro commerciale/economico, come nel caso del messaggio inviato dal servizio che gestisce una carta di debito o da una banca, oppure segnalare che un software ha bisogno di essere aggiornato. Anche alcuni e-commerce inviano
- notifiche social: sebbene molto spesso forniscano un aggiornamento sullo stato di un utente, il loro fine è quello di coinvolgere l’utente. Si tratta di solito di un invio di informazioni massivo, reiterato con una frequenza superiore rispetto alle notifiche di tipo informativo.
Le notifiche Push iOS sono identiche a quelle Android?
Di fatto, avendo dei sistemi operativi completamente differenti, le notifiche Push targate Google e quelle Apple sono molto diverse tra loro, almeno da un punto di vista del codice che lo genera.
Sebbene l’evidenza sembra indicare il contrario, fu la Apple a generare per prima le loro APN (Apple push notification), nel 2009, e solo nel 2010 Google presenta le Google Cloud to Device Messaging (C2DM), che evolvono fino al 2013, data in cui assumono un aspetto più simile a quelli odierni.
In realtà le due tipologie di notifica hanno alcuni aspetti in comune, come:
- un sistema di notifica del sistema operativo (OSPNS): ogni sistema operativo ha il proprio, ed è il software che genera la notifica.
- metodo di validazione: c’è bisogno di uno strumento che certifichi la validità delle notifiche ma sopratutto la app o il sito che li genera. Di norma il metodo di validazione è uno dei passaggi richiesti per inserire una app su uno store online.
- app che riceve: solitamente è la app che viene installata dal cliente, e che da la possibilità di ricevere la notifica.
Sistemi di notifica
Per creare una app o un sito che invii notifiche push, sono necessari strumenti differenti in base al sistema operativo e al tipo di installazione, ma possiamo riassumere le diverse opzioni in un semplice schema:
- notifiche Apple: bisogna richiedere la notifica al sistema APNS. L’operazione si può fare anche tramite un piccolo tool installabile da desktop https://github.com/onmyway133/PushNotifications.
- notifiche Chome: il browser fornisce già un sistema di invio e ricezione, anche se manca l’architettura per inviare automaticamente. Esistono tool che si integrano con i browser e che permettono l’invio automatizzato. In ogni caso, dopo aver installato correttamente i file per comunicare con il browser, basta premere F12 (da windows) per inviare al proprio PC una notifica push, così come disegnata.
- notifiche da tool: molti strumenti si occupano di generare push notification. Alcuni si installano direttamente come software dentro il sito, come capita per i plugin di WordPress. Uno dei più famosi è OneSignal.
- notifiche Android: il metodo richiede l’utilizzo di Advanced REST Client da scaricare dallo store di Chrome, l’utilizzo della piattaforma FireBase e lo sviluppo di un file e di una procedura che trovate qui.